EDITORIALE – Altoparlanti rivolti a Est e «Heroes» abbracciò tutti quelli della Ddr che Bowie non potevano vederlo, ma sì che lo sentivano. Lo cantavano e lo adoravano comunque: l’orientamento delle casse in quei giorni di eccezionale musica davanti al Palazzo del Reichstag, dove a distanza di poche ore erano passati il Duca Bianco, i Genesis e gli Eurythmics, permise la scrittura di una delle pagine più significative della storia del rock.
Era qualcosa non di ribelle o estremo, ma era soltanto un popolo che si impadroniva nuovamente della sua libertà di ascolto ed espressione, senza tabù o interpretazioni assurde o fraintese, era la Storia che aveva scelto il rock come colonna sonora.
Un anno prima che il muro crollasse, Bruce Springsteen, il 19 luglio 1988 nel velodromo di Weißensee, si esibì nel più incredibile concerto si fosse mai tenuto nella Germania dell’Est.
E giusto per ridare il meritato ordine agli eventi, l’estate dopo Roger Waters dichiarò che il live di «The Wall» sarebbe potuto vivere a Berlino solo a fine Muro. Così avvenne il 21 luglio 1990 tra Potsdamer Platz e la Porta di Brandeburgo davanti a 350 mila spettatori della Berlino unificata, per uno degli eventi più grandiosi che la storia della musica potesse mai portare alla luce, con l’effetto quasi visionario e veggente dei Pink Floyd che, dieci anni prima, il 30 novembre 1979, diedero vita al capolavoro di “The Wall“.
Ma quel 9 novembre del 1989 ispirò molti gruppi, primi su tutti gli Scorpions, che nel loro album Crazy World, del 1990, inserirono forse il vero inno per eccellenza della caduta del muro.
Wind of change, brano Particolarmente toccante e sentito, sicuramente anche per la nazionalità della stessa band, nasce durante il tour di promozione del loro album precedente, Savage Amusement del 1988. Grazie alla sua popolarità la band ha la possibilità, cosa rara durante la guerra fredda, di suonare in alcuni paesi del blocco sovietico in quegli anni. In quest’ultimo tour la band si rende conto come si respiri un aria diversa, di cambiamento appunto. Ciò viene notato specialmente durante un rock festival a Mosca nell’agosto del 1989. Qui la band vede i soldati dell’Armata Rossa (milizia russa), addetti alla sorveglianza, partecipare assieme al pubblico allo show. E’ proprio da questo episodio che il brano nasce.
Anche i Pink Floyd, ormai “gestione” Gilmour, vanno oltre The Wall, e con il brano A Great Day for Freedom, tornano sulla caduta del muro. Uscita nell’album The Division Bell del 1994, il brano nasce proprio a celebrazione di questo evento. Tuttavia, può essere considerato, più in generale, un inno contro ogni guerra o divisione. Nonostante sia una canzone di celebrazione non si può non notare l’atmosfera cupa e malinconica creata dalla sua melodia. Un’atmosfera che fa intuire come l’amaro ricordo di quel periodo sia ancora estremamente vivido nella mente di questi artisti.
Ma il Muro è stato raccontato anche attraverso le storie d’amore che ha diviso, o che ha fatto nascere, abbattendo qualsiasi stereotipo o confine “fisico e morale”. La suddetta Heroes, suonata dagli altoparlanti a tutto volume in quel 9 novembre di trent’anni fa, è il primo singolo estratto dall’omonimo album del 1977, e la si può collegare a Berlino e al suo muro per due motivi. Prima di tutto, il suo compositore ha un rapporto speciale con la città. La canzone stessa appartiene alla cosiddetta trilogia di Berlino, i tre album (Low, “Heroes” e Lodger) sono stati composti infatti durante la lunga residenza del Duca Bianco nella città tedesca. Secondo, il brano parla di una travagliata storia d’amore tra due giovani. A fare da sfondo la Berlino di quel periodo e lo stesso muro.
Elton John nel 1985, racconta proprio l’amore “sotto il muro”. Nel brano Nikita, pubblicato nell’album Ice on Fire, c’è la stessa Berlino di Heroes, vissuta tra guerra fredda e strorie d’amore. In questo caso il brano racconta di un uomo che si innamora di una giovane donna che lavora come guardia di frontiera, Nikita appunto. I due non possono vedere sbocciare il proprio amore poiché residenti nelle due parti opposte del muro. E’ un struggente pezzo su quello che potrebbe essere la loro storia e il rimpianto sul fatto che non possa mai accadere.
