#TellMeRock, i 35 anni di Fronte del Palco: Quel Live di Vasco che ha fatto la storia del rock italiano

EDITORIALE – Il 15 maggio del 1990, Vasco Rossi pubblica Fronte del Palco, un album live che non è soltanto una raccolta di esibizioni dal vivo: è un vero e proprio manifesto sonoro, una fotografia intensa e sincera di un artista che stava vivendo una nuova fase della sua carriera. È il Vasco che ha rotto con il passato, che si è reinventato, che ha trasformato ogni concerto in un’esperienza totalizzante. Fronte del Palco diventa così il punto di svolta in cui la leggenda prende forma. Ricordo che Fronte del Palco l’ho letteralmente divorato. Il primo live di Vasco Rossi, un doppio cd registrato durante il Blasco Tour del 1989, precisamente nelle date dei concerti del 18 e 19 giugno tenutesi all’arena civica di Milano.

Il titolo stesso, Fronte del Palco, ha un duplice significato: trae ispirazione dal titolo del film Fronte del porto con Marlon Brando, ma descrive fisicamente anche il punto di vista del pubblico, ma richiama anche l’immagine di una sorta di fronte di battaglia. Vasco è lì, davanti ai suoi fan, a combattere e condividere emozioni con sincerità e rabbia, senza filtri. Un po’ come gli Zeppelin in Ocean, dove paragonavano i propri fans a un vero e proprio oceano di persone.

Registrato durante il tour del 1989-1990, che seguiva l’uscita dell’album Liberi Liberi, di cui vi ho parlato lo scorso 9 aprile, il disco raccoglie una scaletta potente, emozionante e perfettamente bilanciata. Ci sono i brani più graffianti, come C’è chi dice no, Brava Giulia, Deviazioni; ma anche le ballate struggenti che da sempre caratterizzano Vasco, come Ogni volta e Albachiara, ma, per chi vi scrive, in questo disco trovate la migliore versione di Ridere di te mai realizzata dal vivo.

Il live dona nuova vita ai pezzi: le versioni proposte in Fronte del Palco sono più sporche, più dirette, spesso dilatate nei tempi, con improvvisazioni strumentali e momenti di forte impatto emotivo. Ascoltate Vivere Senza Te, ad esempio.

La qualità musicale è altissima. Vasco è accompagnato da una formazione solida, diretta dal maestro Celso Valli e che vede tra le sue fila chitarristi del calibro di Davide Devoti e Andrea Braido, oltre ai fedelissimi Andrea Innesto al sax e Daniele Tedeschi alla batteria. Gli arrangiamenti sono potenti ma mai artificiosi: chitarre distorte, tastiere evocative, sezioni fiati coinvolgenti. Ogni brano suona “più vivo” rispetto alla versione da studio, mantenendo l’identità originale ma arricchendola con l’energia del palco.

La voce di Vasco può non apparire perfetta in senso tecnico, ma è autentica. È una voce vissuta, ruvida, che si spezza nei momenti più intimi e grida in quelli più rabbiosi. Ogni parola è credibile, ogni imperfezione è parte del messaggio. È la dimostrazione che l’anima conta più della precisione.

Uno degli elementi più potenti del disco, come già scritto, è il pubblico. Lo si sente, partecipa, canta a squarciagola. Vasco non è mai solo: dialoga costantemente con chi lo ascolta. Il pubblico diventa coro, amplificatore, specchio. È la conferma che i concerti di Vasco sono prima di tutto un rituale collettivo.

Fronte del Palco è quindi più di un live album: è un documento storico. Ha consolidato la figura di Vasco Rossi come rockstar capace di riempire gli stadi e parlare a più generazioni. È stato uno dei primi live italiani a diventare un “evento”, anticipando i grandi tour che avrebbero caratterizzato gli anni successivi, fino all’incredibile Modena Park del 2017.

Riascoltare Fronte del Palco trentacinque anni dopo, significa rivivere un’epoca, ma anche riscoprire un artista che ha sempre saputo raccontare le fragilità e le contraddizioni dell’essere umano. È un disco che pulsa di vita vera, dove ogni nota è un frammento di emozione.

Per chi ama il rock italiano, è un must. Per chi vuole conoscere davvero Vasco Rossi, è un punto di partenza imprescindibile.

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