#TellMeRock, i 35 anni di Pump e il rilancio degli Aerosmith

EDITORIALE – La crisi che aveva rotto un orologio quasi perfetto verso la fine degli anni ’70, nel 1989 e più precisamente il 12 settembre, al momento della pubblicazione di PUMP, (undicesimo capitolo della band americana), è lontana. Gli Aerosmith sono tornati in forma e la ritrovata amicizia tra Joe Perry Steven Tyler ha reso possibile la clamorosa rinascita. Dopo il grande Permanent Vacation gli Aero dimostrano di aver ritrovato la forza e lo smalto di un tempo. Sebbene paragoni tra gli anni ’70 e la fine degli ‘80 non si possano fare, PUMP è indubbiamente un grande cd ed una delle migliori testimonianze della seconda carriera di una delle band più famose degli USA. Un disco che sprigiona forza, che si ascolta con immenso piacere e che non perde il suo fascino anche con il passare del tempo. Pump ha una carica fisica terrificante, è torbido ed eccitante come il rock deve essere: bastano i primi secondi della prima traccia.

L’opener Young Lust mette tutti d’accordo. Tempi sostenuti, strofe accattivanti, poche pause per un brano sfernato: una breve e vincente cavalcata rockettara.

Quasi in un continuum, si prosegue rallentando leggermente con F.I.N.E. Steve mostra la duttilità del suo cantato con note basse alternate ad altre più alte ed impegnative che seguono l’iter del pezzo che aumenta il suo appeal e la sua vena melodica con il passare dei minuti.

Si “scende” nell’ascensore con Mr. Tyler per la prima Hit del disco. Love In An Elevator è una top song magniloquente e selvaggia. I solos d’autore e i riff di Perry si scontrano con le strofe ruffiane estremamente riuscite con il lavoro di backing vocals ed il coro. Durante il processo di composizione, Steve Tyler ha affermato che l’idea per il testo della canzone gli è stata ispirata da un’esperienza che aveva avuto in un hotel, nel quale stava praticando un rapporto sessuale con una ragazza in un ascensore.

Il brano è stato prodotto da Bruce Fairbairn, che nel pezzo suona anche la tromba ed è presente nei cori. La versione dell’album è introdotta da un dialogo di pochi secondi dal titolo Going Down tra Steven Tyler e una donna operatrice di un ascensore di un grande magazzino, che dice: “2nd floor… hardware, children’s wear, lady’s lingerie. Oh, good morning Mr. Tyler, going down?” (“Secondo piano… hardware, abbigliamento per bambini, biancheria intima da donna. Oh, buongiorno signor Tyler, scende?”), seguito da una risata di Tyler. La scena è stata ripresa all’inizio del video musicale del brano. Da notare che l’espressione inglese “going down” (scendere) è anche una forma gergale per riferirsi al sesso orale, al quale, nel video, si allude diverse volte.

Entra in scena con una sezione ritmica ciondolante l’andatura possente di Monkey On My Back che esalta Steve Tyler in acuti e urli d’impatto.

Un’altra breve intro ci porta a svelare la seconda Top song del disco. Janie’s Got A Gun è un pezzo semplicemente stupendo ed altalenante caratterizzato da melodie delicate in crescendo che, proprio quando sembrano prendere il sopravvento si interrompono per poi ricominciare faticosamente la loro scalata. La canzone tratta di una ragazza di nome Janie che si vendica delle molestie sessuali subite da parte del padre; SteveTyler ha avuto l’idea di comporre il brano dopo aver letto su Newsweek un articolo sulle vittime dei colpi di pistola, ed è stato abile nel connetterlo successivamente con il tema degli abusi sessuali sui minori. Alcuni versi della canzone sono stati cambiati, ad esempio l’originale “He raped a little bitty baby” (“Ha stuprato una bambolina”) è stato sostituito con “He jacked a little bitty baby” (“Ha derubato una bambolina”) su richiesta della casa discografica, e “and put a bullet in his brain” (“e gli ha messo un proiettile nel cervello”) è stato sostituito con “and left him in the pouring rain” (“e lo ha lasciato nella pioggia scrosciante”) nella versione radiofonica del brano. Nell’album, la canzone è preceduta da un intermezzo strumentale di 10 secondi chiamato Water Song, in cui è udibile un suono simile a quello di un vecchio cancello che si apre. Per realizzarlo sono stati utilizzati strumenti speciali, come un’armonica a bicchieri, un gong e un rombo.

Anche The Other Side viene introdotta da una manciata di secondi (però anonimi). Il pezzo sposa un mid tempo riuscito che fa scivolare il tutto nel chorus ipnotico e che si anima nel break di Joe Perry.

Puro “Hard Rock USA” nella elementare My Girl. Steve “si mangia” le strofe e segue il continuo giro di chitarra e la batteria in crescendo. 3 minuti trascinanti al pari del solos in perfetta simbiosi con le melodie del brano.

 

Don’t Get Mad, Get Even si svela solo con il tempo nella sua indole pazza e indomabile: un mid tempo imprevedibile che, quando sembra essere sopito, si scatena nell’ottimo refrain.

Si procede verso il finale del disco con Voodoo Medicine Man. Un arpeggio accompagna la voce sporca di Steve: la sezione ritmica è sinuosa ed il riffing serpeggia nelle nostre orecchie aspettando sfuriate violente che non si fanno attendere e desiderare: il lato selvaggio degli Aerosmith!!!

Chiude la solita ballad che mette in mostra la specialità di Tyler: il cantato in sospiro. Che cosa dire? La ricetta è la solita ma quando il risultato è pelle d’oca sempre e comunque come nel caso di What It takes cambiare sarebbe un delitto. Il brano contiene numerosi riferimenti ad altre canzoni degli Aerosmith nei suoi testi. Tyler pronuncia F.I.N.E. nella seconda strofa e canta “heart’s been doing time” (“Il cuore si forma con il tempo”), in riferimento a Heart’s Done Time di Permanent Vacation. Un’altra lirica, “Leave your life to the toss of the dice” (“Lascia la tua vita per il lancio dei dadi”), si riferisce a una di Love in an Elevator, Betting on the dice I’m tossing” (“Scommettendo sul dado che sto lanciando”). La canzone contiene altri riferimenti più piccoli. Non è raro per gli Aerosmith auto-citarsi all’interno dei loro brani (ad esempio, Eat the Rich e Just Push Play contengono entrambi riferimenti a Walk This Way). Nella versione della canzone contenuta in PUMP, è presente alla fine, dopo alcuni secondi di silenzio, una breve ghost track strumentale di genere country.

Non è Dream On ma resta comunque un grande brano che chiude l’ennesima fatica degli Aerosmith che con PUMP dimostrano indiscutibilmente di essere tornati in un grande stato di forma. La loro seconda giovinezza.

Un bellissimo album che io consiglio a tutti di fare vostro se manca nella vostra collezione. Tenendo conto del fatto che i cd degli Aerosmith sono sempre in offerta io credo che PUMP valga senza ombra di dubbio la decina di euro richiesti. Un album di spessore senza per questo scomodare capolavori passati: le discografie sono fatte anche da cd di buon livello che non deludono le aspettative e che si ascoltano sempre con piacere a distanza di anni.

35 anni celebrati però con una brutta notizia. Gli Aerosmith hanno cancellato il tour d’addio dopo che è stato confermato che Steven Tyler non riuscirà a riprendersi completamente dall’infortunio vocale che lo ha colpito l’anno scorso.

Il Peace Out: The Farewell Tour era stato posticipato dopo che Tyler si era fratturato la laringe a settembre 2023. Da lì lo spostamento delle date a settembre 2024 ma ora i piani sono stati definitivamente annullati e la band ha comunicato che nessun tour è purtroppo possibile.

In una dichiarazione pubblicata sui social, gli Aerosmith hanno detto: «È stato un onore vedere la nostra musica diventare parte della vostra vita. In ogni club, in ogni grande tour e in ogni momento grandioso e privato ​​ci avete dato un posto nella colonna sonora delle vostre vite. Come sapete, la voce di Steven è uno strumento come nessun altro. Ha trascorso mesi lavorando instancabilmente per riportare la sua voce al livello in cui era prima del suo infortunio. Lo abbiamo visto lottare nonostante avesse il miglior team medico al suo fianco. Purtroppo, è chiaro che una completa guarigione dal suo infortunio vocale non è possibile. Abbiamo preso una decisione straziante e difficile, ma necessaria, come una band di fratelli, di ritirarci dal palco».