EDITORIALE – Il mio primo brano ascoltato dei Depeche Mode risale ai primi anni Novanta, e fu un pezzo live.
Si trattò di Behind The Wheel, colonna portante del capolavoro Music For The Masses e ripreso nel primo live della band intitolato 101, pubblicato il 13 marzo del 1989.
Fu registrato in occasione del concerto conclusivo del Music for the Masses Tour, concerto numero 101, al Rose Bowl di Pasadena, nei pressi di Los Angeles, il 18 giugno 1988 davanti ad oltre 60.000 persone.
E’ un live leggendario perchè segna il netto passaggio della band synth pop britannica da un suono più rude ed elettronico, a melodie più accurate e a testi più impegnati.

Il merito è di certo dell’album che ispirò questo live, quel Music For The Masses, pubblicato il 28 settembre 1987 che in verità, smentendo “l’abbondanza” del proprio titolo, si rivelò un disco maturo, elitario e raccontato in parole e musica finora sconosciute per l’elettronica. Peculiarità che ha reso la band di Dave Gahan, Martin Gore e Andy Fletcher, qui con Alan Wilder ancora in squadra, un’autentica istituzione mondiale del miglior pop rock, quello che sa coniugare immediatezza, contenuti e una personalità cangiante ma inconfondibile.
“Stripped” su tutte è un capolavoro di forza e carisma, mentre la bellezza serafica di “Somebody“, cantata da Martin Gore con Alan Wilder al piano, è una cosa sconvolgente.
Momenti euforici si alternano ad altri più calmi e riflessivi. Il tutto si conclude con “Everything Counts”: gli strumenti piano piano diminuiscono il loro rumore e si preparano a calare il sipario, ma il pubblico non ne ha ancora abbastanza e decide che non può finire, non ancora. Tutti, nessuno escluso, iniziano a cantare il ritornello, e l’evento si conclude in un boato assordante che finisce in euforia generale, appena ci si è resi conto di cosa la band, e anche, soprattutto il pubblico, quella sera erano riusciti a fare.
Tornando a Music For The Masses, album “Musa” di 101, Strangelove presenta tre versioni: quella originale che dura 3 min e 47 s, la versione del 1988 di 6 min e 32 secondi, e la versione di Music For The Masses che dura 4 min e 55 secondi, come in 101. Un pezzo in perfetto stile anni ’80, con la voce di Gahan ad accompagnare una ritmica ballata e quasi sussurrata allo stesso tempo.
Never Let Me Down Again, oltre che essere un pezzo stupendo e ben impresso nella mente e nella mimica del sottoscritto da quel concerto romano del lontano 17 luglio 2006, è un brano famoso per il dubbio che ha indotto in molti critici sui suoi riferimenti. Il my best friend di Never Let Me Down Again viene identificato nell’uso di droghe – compagne di vita di Dave Gahan da lì ad Ultra – una dipendenza che rischierà di spezzare le gambe al gruppo oltre che al cantante negli anni a venire. Ma Dave Gahan, da quel live di Pasadena e proprio da Never Let Me Down, iniziò un suo rituale che si ripete puntuale ad ogni live dei Depeche: “Per me è stata quell’immagine del Rose Bowl. Ad un certo punto, durante la canzone “Never Let Me Down Again“, saltai su uno dei montanti e vidi un paio di persone fra il pubblico che agitavano le braccia in aria, iniziai a farlo anch’io, e all’improvviso c’erano settantamila persone che facevano la stessa cosa! Ero sopraffatto, sentivo qualcosa tipo le lacrime dentro di me, e il sudore mi scendeva dalla faccia, ma quella era gioia pura! Una sensazione tipo, “Non può andare meglio di così!“. È stato meraviglioso, il ragazzo di Basildon ce l’aveva fatta…“
Altra perla dell’album è la mia sopracitata Behind The Wheel, traccia resa celebre propri dal live in Pasadena del 1988. Come per Strangelove, il videoclip della canzone è stato girato dal regista olandese Anton Corbijn. La location scelta per il video fu l’Italia ed esattamente il lungo lago di Arona. Rimasto appiedato, con un trattore che gli porta via la macchina, Gahan viene raggiunto da una donna in Vespa (probabilmente, una citazione del film Vacanze romane), su cui sale dopo aver buttato via delle stampelle. Dopo un giro sulla Vespa, raggiungono un caffè con un albergo, dove alla fine avranno un rapporto sessuale (si può vedere anche l’allusione sessuale all’uscita del numero 69 nella ruota). Il video si conclude con un ballo molto passionale. Probabilmente, il video è una continuazione di Never Let Me Down Again, dato che l’auto – una Isetta – e l’ambientazione iniziali oltre che l’abbigliamento di Dave Gahan, sono praticamente gli stessi.
Sacred è un brano che anticipa le sonorità dei Depeche Mode per i futuri album, la vera canzone spartiacque della band britannica. Inizio mistico e quasi “ecclesiastico” per poi alzare i ritmi seppur mantenendoli cadenzati e vivi, in una sorta di crescendo che riporta ad una dimensione nuova fatta di un’elettronica che riesce ad essere melodica e rock allo stesso tempo.
Per molti il meglio verrà dopo. Per molti altri è già passato. Se ne è discusso all’infinito, e si continuerà a farlo. Music For The Masses e il live 101, sono però gemme dal taglio irripetibile, che riescono solo una volta.
Inimitabile, proprio nel senso che nessuno mai ne avvicinerà lo stile, e imprescindibile, perchè assolutamente necessario per toccare con mano cosa ha reso i Depeche Mode uno dei monumenti più importanti degli ultimi trent’anni in musica.
Quei megafoni e quelle casse che rimbombano ancora oggi al Rose Bowl, hanno dominato l’etere per lunghissimo tempo, e se ne può ancora sentire l’eco…