EDITORIALE – Parigi, ottobre 1977. I Police sono nella città francese per suonare al Nashville Club.
Dalla finestra del suo hotel Sting vede passeggiare una prostituta, una delle tante che aveva già visto muoversi a Pigalle, il quartiere parigino a luci rosse. Immagina una storia d’amore con una di loro, immagina di dirle che non è più necessario accendere la luce rossa fuori ( segnale che è con un cliente), o vendere il suo corpo per tutta la notte, o indossare certi abiti o rimanere in strada per guadagnare. Non è più necessario perchè è arrivato lui e si è innamorato.
Manca un nome per la ragazza. Sting lo prende in prestito da una locandina che vede nella hall dell’albergo, dove si reclamizza il Cyrano di Bergerac, commedia teatrale in cui Rosanna è l’oggetto del desiderio del grande spadaccino, l’amore della sua vita.
Roxanne fu originariamente concepita come bossa nova, poi Stewart Copeland la trasformò in tango mascherato da raggae (stile che ritroveremo anche poi nel successivo Reggatta De Blanc).
All’inizio del brano si sente la risata di Sting. E’perchè durante le registrazioni si era seduto accidentalmente su un pianoforte, procurando un accordo atonale. I Police si erano divertiti e avevano deciso di lasciare quel piccolo incidente.
Roxanne è il brano colonna portante di Outlandos D’Amour, album d’esordio dei Police, pubblicato il 2 novembre del 1978.
Inizialmente un insuccesso, anche a causa dello scarso appoggio datogli dalle radio, poco inclini a proporre brani sulla prostituzione, come la sopra citata Roxanne, o sul suicidio ( Can’t Stand Losing You), il disco decollò quando il gruppo lo promosse con un lungo tour che lo portò praticamente in tutta l’America. Nel gergo dei primi Police, il titolo significa ‘Parlando d’amore’.
“Next To You”, apre il disco con un ritmo potente e un assolo elementare e tirato di Summers che disegnano l’unica canzone veramente punk mai finita su un disco dei Police.
Segue “So Lonely” ed è subito reggae, ma appunto marcatamente “bianco”, in una strana combinazione estremamente personale.
Come suddetto, stessa sorte censoria di “Roxanne” da parte delle radio, toccherà anche al secondo singolo tratto dal disco, ovvero “Can’t Stand Losing You”, che parla di abbandono e suicidio. Anch’esso è praticamente un reggae bianco, uno stile che i Police chiameranno “reggatta” e che nessun’altro, salvo i Clash, è in grado di produrre con questa personalità. Anche qui abbiamo i tre strumenti che riempiono a turno i vuoti durante la strofa e un ritornello molto più ritmato, che si pianta nel cervello al primo ascolto.
Detto delle canzoni migliori del disco, non sono affatto da trascurare anche “Hole In My Life”, la ancora punk “Truth Hits Everybody”, che sembra stranamente sempre sul punto di cadere da un precario equilibrio e ha uno splendido special, e soprattutto “Born In The 50’s“, inno generazionale urlato con rabbia da Sting e marcato dai continui doppi colpi di rullante e dal solito hi-hat.
Uno strano monologo “spoken word” di Summers, dedicato a una bambola gonfiabile che farà una brutta fine, caratterizza la sua “Be My Girl Sally“, che si fa notare più che altro come curiosità.
E’ il disco chiave di volta che caratterizzerà tutte le future produzioni dei Police, un punk trasformato in un ritmato “raggae bianco” che ancora oggi fa del gruppo di Sting un capisaldo inarrivabile nel suo esemplare e pionieristico stile.