EDITORIALE – Hotel California è la canzone più famosa degli Eagles e anche l’ultima ciambella con il buco perfettamente rotondo. Come ha raccontato il chitarrista Don Felder nello show di Howard Stern il 17 luglio 2008, Don Haley e Glen Frey, scrissero la prima parte nel 1975, in macchina, mentre entravano a Los Angeles di notte.
Per loro, che non erano nati lì, la California era l’hotel dei loro sogni e Los Angeles era la stanza più lussuosa di quell’hotel. Con il passare del tempo, perfezionarono il testo e aggiunsero anche il lato oscuro, perché il protagonista all’inizio è felice di arrivare in un hotel così lussuoso, ma presto capisce che è una trappola e che non è possibile abbandonarlo (You can check out any time you like, But you can never leave! – Tu puoi lasciare l’Hotel tutte le volte che vuoi ma non potrai mai abbandonarci!”).

Hotel California, pubblicato come singolo il 22 febbraio del 1977, diventa così anche la metafora del sogno americano infranto, dell’edonismo, degli eccessi e dell’autodistruzione che trasformano in incubo qualsiasi sogno. E nonostante ciò tu non vuoi andartene, perché fare il check out significherebbe allontanarsi per sempre dal Grande Sogno.
Nel brano ci sono due parole che meritano attenzione: una è colita, un fiore del deserto che compare nella prima strofa e di cui tutti hanno ignorato a lungo l’esistenza, e la seconda è steely, (riferito ai coltelli), un dichiarato omaggio agli Steely Dan che nella canzone Everything You Did avevano composto il verso: Turn un The Eagles, the neighbours are listening (Alza gli Eagles, i vicini stanno ascoltando), riferendosi ovviamente alla radio.
Impossibile citare tutte le cover di Hotel California: molto popolare fu nel 1988, la versione gitana e flamencata dei Gipsy Kings, contenuta anche nella colonna sonora de Il Grande Lebowsky.