EDITORIALE – I Deep Purple sono amati e conosciuti da tutti per la loro forza hard rock e per la straordinaria elaborazione che caratterizza da sempre le loro canzoni. Da sempre, questa band ha cercato di rinnovarsi e di costruire una personalità unica. L’inizio della loro carriera fu diverso dallo stile che noi conosciamo adesso. Il primo album, Shades of Deep Purple, aveva un cantante diverso, un modo di suonare diverso, ma ancora oggi è ascoltato e amato da tutti. Non solo per le canzoni originali, ma anche per le cover. In particolare quella di Hush è ormai una vera e propria canzone dei Deep Purple. Sicuramente è famosa come un loro singolo, anche se non appartiene direttamente a loro.
L’esordio discografico a 45 giri dei Deep Purple, al netto di un prevedibile flop nel mercato discografico britannico, riuscì ad arrivare nelle alte posizioni delle classifiche di oltre oceano (#4 della Billboard Hot 100 e #2 nella Canadian Hot 100) garantendo loro un successo internazionale che li ha resi uno dei fenomeni hard rock più longevi della storia. Allo stesso tempo costò caro a Billy Joe Royal che incise per primo “Hush” e che si vide rubare senza mezzi termini la scena dai Deep Purple in pochi mesi. Due minuti e mezzo di allegro rock and roll misto a country. Un brano su cui ballare e che fa muovere il piede. Una canzone romantica che parla dell’amore di un ragazzo per una ragazza.
La canzone, scritta da Joe South proprio per Royal, ebbe nella sua prima versione un successo discreto (#52 della Billboard Hot 100) ma totalmente imparagonabile al botto commerciale fatto dalla band inglese pochi mesi più tardi. Billy Joe Royal dovette accontentarsi di un risarcimento “di consolazione” grazie ai sostenitori del complesso di Ritchie Blackmore che, incuriositi di ascoltare la versione originale del brano, comprarono anche qualche copia del suo disco.
Disco che si distingueva per un arrangiamento incline al verbo del rhythm & blues, molto curato e interessante ma diametralmente opposto da quello rock dei Purple, contrappuntato dall’organo indiavolato di Jon Lord.
Col senno di poi, in un periodo storico in cui il gusto dei ragazzi stava andando verso un suono più elettrico e meno patinato, è facile immaginare con quanta facilità la versione dei Deep Purple abbia conquistato il gradimento maggiore.
L’autore del brano, Joe South, si decise a incidere a sua volta una sua personale versione mentre i Deep Purple scalavano la classifica ma, sia pure con un discreto riscontro, nemmeno lui riuscì a eguagliare i fasti degli inglesi.