EDITORIALE – Rabbiosa e irrequieta, Patti Smith, la quale oggi compie 74 anni (Chicago, 30 dicembre 1946), è una delle figure femminili più carismatiche del rock.
Per celebrarla al meglio, proverò a parlarvi oggi di Easter, anno di grazia 1978 e terzo centro consecutivo della sua carriera.
Si tratta di un album con canzoni di grande spessore che mixano vena melodica e fervore rock, affondando la tradizione del “bel canto” per affermare con forza un nuovo tipo di interpretazione, intensa e punk.
Suoi maestri sono stati i “poeti maledetti” Jim Morrison, Lou Reed, Janis Joplin e Bob Dylan. Proprio Lou Reed in persona la metterà in contatto con Clive Davis, presidente dell’Arista che diventerà poi la sua etichetta storica.

Ma Easter è un album famoso soprattutto per il suo pezzo simbolo e inno rock generazionale conosciuto da chiunque: Because The Night.
Un brano scritto da Springsteen, ma che nell’immaginario collettivo è diventato di proprietà di Patti Smith, la quale in realtà si limitò a rimodellarlo, cambiando la prospettiva del protagonista da maschile a femminile.
Il Boss l’aveva originariamente composto per Darkness Of The Edge Of Town ed era meno gioioso e più drammatico, anche se egualmente introdotto quell’inconfondibile e irresistibile attacco al pianoforte. Non convinto fino in fondo, decise di lasciarlo fuori dall’album e darlo invece a Patti Smith che nel 1978 stava registrando Easter nello studio a fianco. Springsteen l’avrebbe poi interpretata più volte dal vivo, nella sua originale stesura e, infine, catturata anche nel quintuplo Live 1975-85.
Nel suo libro Complete, Patti Smith ha raccontato che la sera in cui finì il testo della canzone, arrivò veramente la chiamata che stava aspettando dal suo innamorato che si trovava a Detroit, quasi a conferma che di giorno le vite condotte separatamente per scelta o per necessità finiscono per diventare accettabili, ma la notte, la notte è fatta per gli amanti.
Oltre a Because The Night, Easter è celebre anche per Rock ‘n’ Roll Nigger, canzone scritta da Patti Smith con Lenny Kaye. Il brano è stato spesso associato, e talvolta eseguito come un unico pezzo, con la traccia Babelogue, del medesimo album. Con queste canzoni si va oltre il lato musicale vero e proprio , infatti Patti Smith cerca di creare una sorta di sua filosofia il cui pensiero guida è quello dell’essere nigger (che letteralmente significa “negro”), da intendersi in senso lato e cioè come emarginato, fuori dalla società. Un’emarginazione scelta quasi volontariamente e per niente rifiutata.
Tra le numerose cover, si ricordano quelle eseguite dalla band irlandese U2 durante le esibizioni dal vivo e la versione di Marilyn Manson contenuta nell’EP Smells Like Children.
Patti Smith è una figura atipica e rivoluzionaria nel rock degli anni settanta, ed è stata tra le grandi protagoniste del proto-punk e della New wave. Il grande carisma interpretativo e la suggestiva potenza delle parole delle sue canzoni le hanno fatto guadagnare il soprannome di ”Sacerdotessa Maudite del Rock“, ancora capace di influenzare generi, mode, costumi e stili interpretativi.
Patti diviene esponente di punta di un rock intelligente e nuovo, ribelle nei toni e armonioso nella musicalità che però non perde in potenza ed espressività. La Sacerdotessa del Rock segna la storia, e per lei il tempo sembra davvero essersi fermato.