EDITORIALE – Da molti anni Elton John aveva in mente di scrivere una canzone nostalgica e un po’ retrò, che profumasse di anni Cinquanta, il periodo più puro e innocente del rock. Trovò lo spunto nel 1972 durante il tour australiano, quando venne in contatto con i Daddy Cool, di cui cui diventò il suo fan numero uno, (infatti se fate attenzione alla copertina di Don’t Shoot Me, I’m Only the Piano Player, cinquant’anni compiuti lo scorso 26 gennaio e disco contenente la celebre Crocodile Rock, c’è una foto del paroliere Bernie Taupin con un badge promozionale che dice “Daddy Who?”). I Daddy Cool avevano portato al successo in Australia un brano intitolato Eagle Rock, basato su un ballo molto popolare presso i neri degli anni Venti e ricco di doppi sensi, ( doing the eagle rock era diventata una frase slang che indicava l’atto sessuale).
Elton John se ne innamorò e decise di cambiare animale: al posto dell’aquila mise il coccodrillo ed ecco servito il Crocodile Rock.
La canzone presenta evidenti somiglianze con Little Darlin’ dei Diamond, (scritta nel 1957) e il ritornello ricorda da vicino Speedy Gonzales di Pat Boone, mentre l’organo Farfisa rimanda alle orchestrine e ai carnevali. Insomma, il rock del coccodrillo è una meta-canzone, un rock che parla di rock, con mille citazioni e anche qualche lacrima di coccodrillo a indicare il modo in cui il rock, negli anni, aveva mangiato se stesso e poi pianto.
Visualmente, musicalmente e in ogni altro possibile senso, Don’t Shoot Me, I’m Only the Piano Player non è solo la più intrigante forma di intrattenimento che possiate sperimentare in questo sabato e non solo, ma anche un passo in avanti verso la fase due della carriera di Elton John iniziata con Honky Chateau. L’essenza della sua personalità, dal vivo e nei dischi, è sempre stata un’esuberante innocenza, atteggiamento tipico di molte delle migliori star del rock&roll degli anni ’50 e dei primi ’60. Il problema di Elton John, dopo il successo del suo primo album, era trovare la direzione giusta, e fino a Honky sembrava che si stesse incamminando su una strada senza uscita. In Madman Across the Water, che ha chiuso la sua prima fase, l’eccessivamente ricca produzione di Gus Dudgeon e i testi alquanto oscuri di Bernie Taupin avevano creato una barriera tra Elton e il suo pubblico che aveva danneggiato il suo status di star. Honky Chateau è stato un disco sensazionale, un inaspettato ritorno e un trionfo sia del versatile professionalismo di Dudgeon e di Taupin sia dell’abilità a comporre armonie di Elton.
Don’t Shoot Me, I’m Only the Piano Player risulta così non solo buono, ma addirittura migliore del precedente disco. Il “cuore” dell’album è una serie d’immagini tratte da film americani che hanno lo scopo di divertire l’ascoltatore. Nonostante la presenza di commenti sociali, ad esempio, Have Mercy on Criminal, e Texan Love Song, il disco va visto come una pellicola stereoscopica capace di far variare la tensione emotiva tra un brano e l’altro.
L’esempio migliore lo offre l’accattivante e intrigante sopra citata hit già Crocodile Rock. La musica di Elton e i testi di Taupin s’integrano perfettamente, la canzone ha una struttura verso-coro molto tradizionale e la dizione, complessivamente, è semplice, piana e idiomatica e non ricerca la perfezione: “I remember when rock was young/Me and Susie had so much fun/Holding hand and skimming stones/Had an old gold Chevy and a place of my own”.
Fantasie di adolescenti, molto esplicite e senza pregiudizio si trovano in Teacher I Need You e in I’m Going to Be a Teenage Idol, entrambe con lo stesso spontaneo brio di Crocodile Rock e uguale attitudine di gioioso ricordo per un semi-mitico passato.
In Have a Mercy on the Criminal l’inventivo eclettismo del duo John-Taupin risulta più evidente grazie all’interposizione di un assolo chitarristico da Layla e al tipico spazioso arrangiamento orchestrale di Paul Buckmaster.
Il brano più coinvolgente, comunque, rimane quello di apertura, Daniel. Una vera gemma di virtuosismo tecnico è quando Elton si sdoppia suonando il piano elettrico e il registro flauto del mellotron, mentre Ken Scott sta al synth, i due usano i nuovi strumenti elettronici in una maniera così sorprendente come non mi è mai capitato di sentire fino ad oggi. La musica e la voce di Elton sono inusualmente tenere ed espressive e il testo di Taupin, in cui ricorda un aereo che portava via suo fratello maggiore, è delizioso e delicato.
Se il precedente Honky Chateau ha trasformato Elton John in uno dei principali contendenti per il titolo mondiale del campionato dei pesi gallo del rock&roll, Don’t Shoot Me, I’m Only the Piano Player dovrebbe assicurargli il titolo.