EDITORIALE – Una delle più belle canzoni che ha raccontato la fine di una storia (ma non di un amore), e anche una delle rare canzoni acustiche dei Rolling Stones.
Per anni si è pensato che Angie parlasse della relazione tra Mick Jagger e la moglie di David Bowie, Angela. In realtà parla, direttamente e tra le righe, del rapporto, bellissimo e burrascoso tra Mick e Marianne Faithfull.
In qualunque modo la si guardi, soprattutto nella parte dove Jagger dice “Asciugati gli occhi, non è bello essere ancora vivi? E non possiamo dire di non averci provato”, tutto racconta di quella storia d’amore, droga e disperazione.
Angie, quindi, è un nome di fantasia. Il titolo non fu nemmeno scelto da Jagger, bensì da Keith Richards. Dalla relazione con Anita Pallenberg era nata da poco sua figlia Angela e quel nome si adattava perfettamente alla sequenza degli accordi e all’idea di testo che Jagger stava sviluppando.
La canzone è molto popolare nei concerti degli Stones: spesso eseguita dal vivo, è diventata un loro cavallo di battaglia e figura in tutti i tour tenuti dal gruppo fin da quello statunitense del 1981. Ne sono scaturite registrazioni dal vivo per gli album Stripped e Live Licks.
Una leggenda alquanto dura a morire, come già accennato, vuole che la canzone fosse dedicata alla prima moglie di David Bowie, Angela, o all’attrice Angie Dickinson. Altri sostengono che la canzone parlasse della figlia di Richards, Dandelion Angela. Keith Richards nella sua autobiografia afferma che il nome “Angie” era semplicemente un nome e smentisce qualsiasi relazione con la sua secondogenita, non ancora nata al momento della composizione del testo.
Questa canzone, che secondo molti ritengono, e compreso il sottoscritto, si dovrebbe portare su un’isola deserta, venne pubblicata il 20 agosto del 1973, cinquantuno anni fa.