TellMeRock, I Soundgarden, i trent’anni di Black Hole Sun e la Seattle di Chris Cornell

EDITORIALE – Led Sabbath: così ribattezza i Soundgarden la rivista Art Black, uno dei primi magazine a occuparsi della band di Seattle. Definizione calzante, visto che nei Soundgarden c’è  molto dei Black Sabbath ( le sonorità tenebrose) e dei Led Zeppelin (la chitarra lancinante e lirica di Kim Thayl e la voce del compianto trasformista Chris Cornell che riporta acuti alla Robert Plant).

E’ una parola composta, è vero, ma forse non troppo forzata, visto che nel loro esordio del 1987, i Soundgarden si approcciano alla critica con il loro sound misto a richiami dell’hard rock inglese a cavallo tra anni 60 e 70 e la new wave dei primi ’80. Dal primo viene presa l’energia, mentre dal secondo il cosiddetto “mal di vivere esistenzialista” che porterà al grunge.

Aggiungete ricordi di psichedelia e vi renderete conto come la band sia stata indicata da sempre come tra le più probabili candidate al grande successo tra i gruppi di Seattle, città di Pearl Jam e Alice In Chains.

L’esordio sulle scene non è dei migliori, basti pensare che Badmotorfinger, terzo album della band pubblicato nel 1991, si vede rubare la scena dal mito di Nevermind, uscito a distanza di pochi giorni. Il disco, comunque, sarà un doppio platino.

La rivincita è doverosa, e arriva con SuperUnknown, album pubblicato l’8 marzo del 1994, sospinto dall’epico brano Black Hole Sun, uscito poi come singolo il 13 maggio del stesso anno.

Brano scritto in quindici minuti da Chris Cornell, è uno dei pochissimi casi di singolo Numero Uno il cui testo è oscuro e incomprensibile dall’inizio alla fine. Lo stesso Cornell ammise di aver giocato con le parole, gettandole nella musica “come un pittore post moderno lancia schizzi di colore sulla tela”. Il compianto frontman dei Soundgarden prese spunto da una scultura chiamata Black Hole Sun che si trova nel Volunteer Park di Seattle, in Capitol Hill. Non era la prima volta che il cantante si ispirava a una scultura della sua città natale, anche per la scelta del nome della band si era rifatto a una scultura di Douglas Hollis, dal nome A Sound Garden, composta da una serie di strutture metalliche simili ad antenne radiofoniche.

Stavo tornando a casa in macchina ed erano le 4 del mattino – ha raccontato Cornell – in quel momento mi è venuta in mente tutta la melodia. Ho iniziato a cantarla a ripetizione per essere certo di non scordarla. Appena arrivato a casa l’ho registrata subito su un registratore a cassetta che poi non ho mai più riascoltato. Il giorno dopo ho scritto il testo ma anche quello l’avevo in testa sin dalla sera prima”.

Black Hole Sun è il terzo singolo estratto dal quarto album in studio dei Soundgarden, intitolato Superunknown: dopo la sua uscita rimase per ben 7 settimane in cima alla classifica di Mainstream Rock di Billboard e in seguito fu premiata come Miglior interpretazione Hard Rock ai Grammy del 1995. Il successo di questo pezzo si deve probabilmente anche all’inquietante video diretto dal regista britannico Howard Greenhalgh; negli anni la canzone è stata reinterpretata da numerosi artisti, persino da Anastacia, che la inserì come traccia bonus nell’edizione deluxe del suo album di cover maschili It’s a Man’s World pubblicato nel 2012.

Dopo la morte di Cornell, il brano è stato poi eseguito in sua memoria da tantissimi altri musicisti, come Ann WilsonRyan AdamsMetallica e Guns N’ Roses.