EDITORIALE – Il 7 agosto 1981, i Rolling Stones trovarono il modo per riportarsi per l’ennesima volta al centro del rock, dell’attenzione del pubblico. L’ultima grande celebrazione dell’arte rock della band, prima della terribile crisi creativa e artistica degli anni Ottanta.
In realtà la band, anzi per la precisione Jagger e Richards, erano arrivati ai ferri corti già nell’anno precedente, registrando Emotional Rescue che apriva gli anni Ottanta con i “glimmer twins” rigorosamente su fronti opposti. Non c’era nuova musica tra le mani di una band divisa e per Tattoo you vennero usati molti brani recuperati da registrazioni e prove precedenti, brani scartati o in corso d’opera, che però risultarono perfetti per chiudere un’era della vita della band. E tra gli “scarti” di Goats head soup, tra i “mozziconi” avanzati da Some Girls e qualche tentativo fatto durante Black and Blue, vennero trovati alcuni brani destinati, invece, a diventare dei classici della band.
Tra questi il brano che apriva l’album, Start me up, nato nel 1978, durante le sessions di Some Girls. La base del brano era un ritmo reggae, che aveva nel drumming “sospeso” del compianto batterista Charlie Watts il suo centro ritmico, intitolato Never stop. Lo provarono una dozzina di volte all’epoca, ma alla fine nessuno era convinto del risultato finale, troppo simile, secondo Richards, ad altre cose già fatte. Ci riprovarono a portarla a conclusione durante le session di Emotional Rescue, ma ancora una volta non riuscivano ad uscire dalla chiave reggae e il brano continuava a sembrare un esercizio inconcludente. Cercando negli archivi della band per trovare spunti per Tattoo you, il tecnico del suono Chris Kimsey recuperò un paio di versioni di Start me up diverse, in cui Watts, Wyman e Richards imponevano un ritmo decisamente più rock, e da quelle la band partì per realizzare il brano all’inizio del 1981, trasformando, con la solita e misteriosa magia, il riff di chitarra di Richards in un classico assoluto, con un fortissimo legame con la storia del gruppo e un suono moderno quanto bastava per resistere ancora una volta all’ondata della new wave che imperversava all’epoca.
Start me up arrivò al settimo posto della classifica inglese ed è, a tutt’oggi, l’ultimo singolo degli Stones a essere arrivato nella Top Ten britannica. Negli Usa il brano arrivò al numero 2 e restò per ben 13 settimane alla vetta della Billboard Top Tracks, stabilendo un record che fu superato solo nel 1994 da Interstate Love Song degli Stone Temple Pilots.
Ma per Start me up la storia non finì li: nel 1995 Bill Gates aveva bisogno di un brano per lanciare la nuova versione di Windows, che cambiava il paradigma d’uso dei personal computer a grande diffusione e che aveva per la prima volta il tasto “Start” sul quale ogni utente doveva cliccare. La leggenda narra che fu proprio Gates a telefonare a Mick Jagger per chiedergli quanto voleva per poter usare il brano nella campagna promozionale che sarebbe servita a lanciare il nuovo sistema operativo, e che Jagger, fiutando l’affare, gli chiese diversi milioni di dollari.
Sulla cifra esatta che i due pattuirono le versioni sono moltissime, e variano tra i 3 (cifra probabilmente più attendibile) e i 14 milioni di dollari, ma quello che conta è che alla fine gli Stones dissero di sì e Start me up diventò la colonna sonora di un successo clamoroso, quello di Windows 95, che vendette in poche settimane sette milioni di copie e che in breve tempo venne installato nella stragrande maggioranza dei computer del mondo, riportando la canzone, uscita quattordici anni prima, nel cuore di una nuova generazione.
Il brano è diventato anche la “sigla” degli Stones, aprendo quasi costantemente i loro concerti negli anni seguenti è tutt’oggi presente nella scaletta del Sixty Tour. È anche una delle canzoni delle “pietre rotolanti” più richieste nelle piattaforme di streaming, un brano che ha contribuito a far diventare “cool” persino il marchio della Microsoft. Che, tanto per dire che Windows 95 aveva un clamoroso cuore musicale, assoldò anche Brian Eno per fargli creare quei pochi secondi di musica che partivano all’accensione del sistema.