Farsi trovare pronti all’appuntamento con la rinascita. Anche se lenta, graduale e timida la ripartenza è ormai possibile. La strategia nazionale per la vaccinazione, con la saggia scelta di dare priorità all’immunizzazione dei più fragili di noi, ci permetterà di vivere una fase differente dell’emergenza sanitaria che da un anno e più (anche se sembrano dieci) sta stravolgendo le nostre vite. A questo appuntamento vuole farsi trovare pronta anche la Basilicata turistica, quella che sa stupire il mondo senza l’uso di effetti speciali, la terra che tutti amano scoprire e riscoprire ad occhi nudi. La terra della bellezza sicura che puoi toccare con mano senza avere paura, ove il verde dei suoi monti è rigoglioso e lucente, il giallo dei suoi campi è resistente e luminoso, il blu del suo mare pulito e specchiato, il silenzio delle sue strade è un invito al ricordo ed alla riflessioni orizzontali. Tutti gli indicatori ci dicono che è possibile vivere la prossima stagione calda più serenamente in spazi aperti, in luoghi en pian air, ove è pensabile di recuperare pezzi di normalità perduta nei lunghi mesi del distanziamento e dell’isolamento. Sulla base di questi fatti e dell’esperienza già vissuta si può oggi programmare il futuro, riaprire lo sguardo al domani nei luoghi della purezza. La Basilicata può tornare ad essere la terra della luce, che accoglie i viaggiatori con lo sguardo gentile e le parole che sanno di casa, di buono.
Le parole usate dal direttore dell’Agenzia lucana di Promozione Turistica, Antonio Nicoletti, danno ulteriore forza a questa prospettiva. Nel suo racconto del tour lucano con il professor Giancarlo Dall’Ara, ideatore del modello di accoglienza noto nel mondo come “albergo diffuso”, Nicoletti usa parole cariche di ragionevole ottimismo e pragmatica speranza, esattamente quello che serve per rimettere in moto una macchina che ha interrotto la corsa nel suo momento migliore. A nostro avviso il post “Matera 2019”, più del post Covid, resta ancora il vero nodo da sciogliere in termini di visioni e di politiche dalle quali deriveranno azioni e destini comunitari.
C’è da costruire un nuovo modello, dal quale deriveranno pratiche e future eredità. Questo nuovo modello di marketing territoriale dovrà saper rammendare storie e territori, comunità e persone, impresa e poesia, narrazioni e lavoro, radici e ali. Il turismo non è e non sarà mai il nostro vero petrolio, il grande limite del settore turistico è infatti la scarsa produttività (è giunta l’ora di smetterla con i luoghi comuni che non servono a nulla e che hanno solo banalizzato il dibattito sui luoghi della Basilicata, buono per qualche festival e i soliti editoriali stagionali) ma può essere il vero game changer di questa nuova epoca che spinge per entrare ad ogni vaccino inoculato. Con la cultura ala Basilicata ha già cambiato la sua storia, non dimentichiamolo mai. Se è vero che carmina non dant panem, sed labor et industria è esattamente in una nuova idea di industria culturale e turistica che bisogna investire, con forza e coraggio. Il tema è molto più complesso, qui è solo accennato, ma la strada non è ignota.
Nel suo comunicato APT pone una importante questione: è possibile, in tempo di pandemia, raccogliere la sfida dei nuovi turismi e programmare il futuro con serietà, competenza e fiducia? La risposta è: sì. Ci sono oggi tutte le condizioni per riprendere il nostro cammino. Il virus ci ha temporaneamente cambiati, limitati nelle relazioni sociali, ma non possiamo e non dobbiamo smarrire la nostra natura più autentica. Oggi la comunità è chiamata d uno sforzo ulteriore, ad uno slancio necessario e più forte, ad una fiducia nuova nei confronti del prossimo e del futuro. Ma va fatto adesso affinché non restino tra le carte solo foto ingiallite di un tempo che è stato e di un lavoro fatto negli anni e che non può e non deve svanire nel nulla.