Tra Emidio ed Emi: il racconto di “REPOST”

LAURIA (PZ) – Ininterrottamente continua a diffondersi tra i giovani lucani il fenomeno del songwriting, con sempre più artisti emergenti che decidono di pubblicare e diffondere la loro musica ed i loro testi. Intervistato da Emanuele Cantisani, è intervenuto Emidio Mercuro, in arte EMI DE VILLE, soltanto l’ultimo dei cantanti nascenti nella Valle del Noce, più precisamente a Lauria, ed autore di “REPOST”.

Bentrovato Emidio, anzi Emi De Ville…

“Buongiorno, si esatto, proprio Emi De Ville (ride ndr)…E’ un nome d’arte nato dalla fusione di Emi, il mio “soprannome”, e De Ville, modello di Omega, orologio preferito di mio nonno. Simboleggia per me un “mantello” da indossare, affinché venga amplificata la voce di un Emidio rimasto spesso zitto”

“Rimasto spesso zitto”: ma com’è il vero Emidio?

“Emidio è spesso e (non) volentieri in lotta con Emi. E’ una lotta che non trova mai un vincitore ma solo brevi e momentanee tregue.

Paradossalmente, per far uscire il mio vero volto, ho deciso di mettere una maschera.

Scrivo alacremente, ma tendo a ponderare le uscite, aspirando a consegnare testi sempre forbiti sia metricamente che culturalmente. Curo molto la scrittura del testo senza tralasciare tuttavia la composizione melodica…”

Analogo a queste idee è la tua prima pubblicazione “Repost”.

“Esattamente. “Repost” nasce dall’esigenza di esprimersi, nasce dall’esigenza di dire la propria per evitare di annegare nei propri pensieri. Il mio fine è che chi senta questo brano trovi una voce in grado di raccontare attraverso la musica le paure, le paranoie, le gioie e i dolori di una persona sensibile. Voglio scrivere solo cose vere, attingendo da esperienze dirette della mia vita: il giorno che non riuscirò più a farlo, non mi sentirò più io. Voglio contribuire allo splendido movimento di artisti del sud che smuove l’immobilismo ideologico nei confronti del meridione, tentando di spiegare sentimenti in rima e melodicamente”

Repost difatti, è interamente costruita in rima. Quale è la tua preferita?

“Non ho dubbi.

“Scrivo al futuro come un brano dell’apocalisse, chiedo perdono se bramavo di essere un artista”. La prima parte del verso fa riferimento ai brani dell’apocalisse. Nella tradizione letteraria, difatti si può notare che molti profeti si proiettavano in una condizione temporale futura, affinché potessero sentenziare le profezie. Nella seconda parte invece, chiedo scusa metaforicamente a chi si aspettava di vedermi impegnato in un percorso indirizzato verso un lavoro meno instabile e poco legato all’arte”

Una rosa porta con sé anche le spine: quali son state le difficoltà nel progetto?

“La parte più difficile di questo progetto è stata scegliere proprio questo pezzo per iniziare a pubblicare. Fortunatamente però, grazie all’importante e fondamentale contributo di Michele Ferraro e Pietro Forastiero, in arte MadLoco, produttore locale, siamo riusciti a ricavare il massimo potenziale dal singolo, convincendomi così che fosse arrivato il momento di renderla fruibile a

tutti. Infine, è stato il primo brano che ho scritto e, dopo una serie di modifiche, ci sembrava giusto rendergli onore in questo modo!”

Artista di riferimento?

“Marracash. Mi ha accompagnato da bambino, con “In Radio”, fino ad ora, con “E’ finita la pace”.

Concludiamo con…

“Concludiamo ovviamente ringraziando tutti coloro che stanno supportando questo progetto. Ringrazio anche chi ha ascoltato soltanto per pochi secondi le mie parole.

L’affetto dimostratomi per quest’uscita mi ha messo ancora più “fame”. Ora non voglio altro che concentrarmi per migliorare e rendere le mie idee sempre qualitativamente più alte. Credo che il giorno in cui si pensa di essere arrivati, è esattamente il giorno in cui nasce il proprio declino…”

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