Di Andrea Oriente
POTENZA – Sono iniziati gli esami di maturità 2023, tra la maggior parte degli studenti c’è incertezza e ansia, mentre altri affrontano le tre prove conclusive del percorso scolastico con meno preoccupazione e tensione. Una cosa è certa, è difficile dimenticare gli ultimi momenti delle scuole superiori, per ognuno di noi il ricordo degli esami è limpido e nitido, tutti ricordiamo le domande e gli argomenti trattati durante l’esame orale ad esempio.
Ultimamente, per via dell’emergenza sanitaria la struttura dell’esame è cambiata più volte, quando al Ministero dell’Istruzione c’era Lucia Azzolina l’esame consisteva nel sostenere un solo colloquio orale, con il Ministro Bianchi all’Istruzione si è tornati a svolgere l’esame in presenza e a sostenere le due prove scritte, la prima di Italiano e la seconda di indirizzo in base alla scuola. Lo scorso anno il voto finale è stato calcolato secondo una ripartizione in crediti che ha tenuto conto degli anni passati in didattica a distanza: cinquanta crediti per il percorso scolastico dell’ultimo triennio, quindici per la prima prova, dieci per la seconda e venticinque per il colloquio orale. Quest’anno, invece, si è ritornati alla ripartizione classica, quaranta crediti per il percorso scolastico e venti crediti attribuiti rispettivamente ad ogni prova, per un totale, ovviamente, di cento crediti.
Dopo la tanto attesa notte prima degli esami, i ragazzi e le ragazze di quinto superiore hanno dovuto scegliere una fra le sette tracce disponibili. Nella prova del 21 giugno erano le seguenti: tipologia A (analisi e interpretazione di un testo letterario), la poesia da analizzare è di Salvatore Quasimodo (“Alla nuova luna”), come seconda possibilità, invece, c’è un dialogo estratto da “Gli indifferenti” di Alberto Moravia. Per la tipologia B (analisi e produzione di un testo argomentativo) ci sono tre proposte dalle quali partire per sviluppare il testo, la prima proposta è un testo tratto da “L’idea di Nazione” di Federico Chabod, dove si esaltano Mazzini, il suo “Manifesto della Giovine Italia” e una nuova idea di Europa, la seconda proposta è uno degli ultimi testi di Piero Angela, un omaggio doveroso dal mio punto di vista, tratto da “Dieci cose che ho imparato” edito da Mondadori, la terza e ultima proposta di questa tipologia è un testo di Oriana Fallaci tratto dal famoso libro “Intervista con la storia”. La sesta traccia, quella più discussa e discutibile è quella della tipologia C (riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità).È una lettera aperta indirizzata all’ex Ministro Patrizio Bianchi, di cui i firmatari sono illustri esponenti del mondo accademico e culturale italiano, che hanno espresso una serie di riflessioni relative all’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione datata 20 dicembre 2021. L’ultima traccia, sempre della tipologia C, è un testo tratto dall’articolo pubblicato su Repubblica da Marco Belpoliti intitolato “Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp”.
Per concludere, le problematiche e i punti critici degni di nota sono diversi, a partire dalla ripartizione dei crediti, che a parer mio poteva essere definitivamente modificata seguendo la linea del precedente esame di Stato, dando così più peso alle capacità espositive degli studenti grazie a un punteggio più elevato attribuito alla prova di Italiano e alla prova orale, basata sull’efficacia dei collegamenti tra le materie studiate. Il secondo punto critico è sicuramente la scelta degli autori. Specifico, per evitare di essere fuorviante, Moravia e Fallaci sono tra i miei autori preferiti, ma non mi dilungherò su questo, infatti il problema è un altro ed è strettamente collegato ai programmi scolastici, purtroppo, per enfatizzare, quasi nessuno riesce ad andare oltre Pirandello nei programmi di Italiano, e non per colpa dei docenti o degli studenti, bensì per un piano di offerta formativa che è vecchio e fermo. È giusto e doveroso, a parer mio, far avvicinare gli studenti a nomi così importanti per la letteratura italiana, ma non direttamente in sede d’esame. Ci vorrebbe una revisione dei programmi in modo tale da non tralasciare gli eventi e gli autori italiani che hanno caratterizzato la nostra epoca, anche la più recente. Il risultato è stato quello di mettere in difficoltà gli studenti che hanno trovato testi di autori che si dovrebbero conoscere, ma che (quasi) nessuno ha studiato con cura durante il percorso.
L’ultima critica è relativa alla penultima traccia, che sembrerebbe essere una rivendicazione politica da parte dell’attuale Ministro dell’istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, anche se questa ipotesi, da lui, non è stata accolta. Dall’altro lato è arrivata subito la reazione dell’ex Ministro Bianchi che ha giustamente dichiarato che si tratta di una scelta inaudita, offensiva e fuori luogo quella di inserire la lettera nell’esame di maturità, inoltre fa notare che è grazie a lui se si è tornati in presenza a svolgere le prove scritte della maturità. Valditara risponde affermando che la traccia l’ha trovata originale. Era forse divertente…
Insomma, le prese di posizione, chiamiamole così, le abbiamo indirettamente trovate anche nell’esame di Stato, tant’è che il nome di un Ministro in una traccia non si era mai visto prima, quest’anno sì.