«Un libro, per triste che sia, non può essere triste come una vita». ‬‬‬Trilogia della città di K. di Agota Kristof

EDITORIALE – Lungo la frontiera di una grande guerra, una madre affida i suoi due gemelli alla nonna, per tenerli lontani dalla città, dalle bombe che cadono e dal cibo che manca. Le due donne hanno un pessimo rapporto, acuito da eventi passati e da una lontananza, talmente lunga da aver peggiorato il tutto. 

I due bambini, di cui inizialmente non conosciamo i nomi, mentre dapprima subiscono le angherie della nonna, una donna che la gente del piccolo paese ha ribattezzato come la Strega, poi iniziano ad allenare il corpo e la mente per resistere ai lavori pesanti, agli insulti, al gioco della sofferenza. Due bambini inseparabili, che pensano e si muovono all’unisono. Due bambini che sembrano una persona sola, fino al momento decisivo della separazione. Il lettore si affeziona a questo legame forte e apparentemente indissolubile, di due identità che, in alcuni momenti,  sembrano diventare un unico essere.

Quella di Agota Kristof è una narrazione che si snoda lungo un continuo andare avanti e tornare indietro nel tempo, in un intreccio palpitante, coinvolgente e mai del tutto definitivo. Ma in quale tempo si può poi arrivare a destinazione, e di quale tempo si può parlare, se il lettore si ritrova quasi a dubitare di quello che sta realmente leggendo? 
Una frattura creata da questa favola nera, potentissima, segnata da un continuo ribaltamento delle situazioni, in cui il lettore, smarrito in un labirinto di eventi, identità e riflessioni che si sovrappongono disordinatamente, rimane in balia di sentimenti contrastanti; ed è proprio lì che l’autrice gli offre la possibilità di costruire una propria teoria, da mutare poi, anche nel giro di poche pagine.

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