Un piccolo mondo. Una storia per ricordare (Puntata n° 7)

EDITORIALE – L’autunno intanto avanza, i mesi si susseguono veloci, il clima diventa sempre più umido e freddo. E’ l’inizio di dicembre quando una mattina Pietro e Minicuccia, svegliandosi, trovano la neve. Minicuccia l’ha vista tante volte, ma ogni anno è affascinata dal paesaggio imbiancato. Le colline intorno sono tutte candide. Gli alberi del boschetto che è di fronte alla casa sembrano, in lontananza, una grande nuvola bianca. Quelli vicini tendono verso il cielo grigio e freddo i loro rami secchi, che la neve ha ricoperto di fiocchi  e merletti di ghiaccio. Quello che stupisce di più è il silenzio, così denso che sembra ti abbiano messo delle palline di cera nelle orecchie.
Pietro, quella mattina, sarebbe dovuto andare a Trecchina  e rimanervi per qualche giorno, dovendo fare dei lavori al tetto della casa paterna. Minicuccia sarebbe andata a casa dei suoi genitori: avrebbe aiutato Rinuccia a fare le calze di lana per tutta la famiglia. Ma “l’omu propone e Diu dispone”.
Dopo il primo giorno, la neve ha già raggiunto il mezzo metro di altezza. Pietro ha dovuto spalare tutta la mattinata per liberare l’ingresso della casa. Nel pomeriggio, dopo una breve pausa, ha ripreso a nevicare in maniera così fitta da rendere invisibile ogni cosa, anche a pochi metri di distanza. Fa molto freddo. Il camino rimane acceso anche la notte. 
Continua a nevicare ininterrottamente per giorni e giorni. Pietro e Minicuccia non ricordano mai tanta neve. I giorni si susseguono tutti uguali: ogni mattina occorre spalare per non essere sepolti; bisogna mettere la legna al fuoco che, per fortuna, si trova in un locale attiguo alla cucina; si raccoglie la neve in grossi recipienti per farla sciogliere ed utilizzarla, non potendo raggiungere il “Pisciulone”. 
Minicuccia da diversi giorni sta male: appena mangia vomita, non ha appetito, avverte una grande spossatezza, a volte piange senza un motivo. Pietro pensa abbia nostalgia dei suoi familiari e la conforta: “Statti calma, adda passà. Chiù scuru d’a mezzanotte, nun po’ vinì”.
Ormai sono trascorsi dieci giorni di continue nevicate. La neve copre buona parte delle finestre, irradiando in casa una luce bianca e luminosa, che abbaglia e offusca la vista. I due giovani si sentono isolati, in balia di un evento naturale che, impotenti, sono costretti a subire. 
Gli stessi disagi e le stesse preoccupazioni li stanno vivendo anche a casa di mamma Filuccia. Pascale ha più volte cercato di raggiungere l’abitazione  degli sposi ma, man mano che saliva, la neve diventava sempre più alta fino a farlo affondare. Era impossibile proseguire oltre.
Una notte Minicuccia, tra veglia e sonno, sente un ticchettio contro i vetri. Si mette a sedere nel letto e sveglia Pietro, che dorme profondamente. Poi si alza e si avvicina alla finestra. Non può credere ai suoi occhi: piove! Pietro la raggiunge. Si guardano increduli e, piangendo di gioia, si abbracciano. Finalmente l’incubo è finito!           
Piove tutta la notte. La mattina, un pallido sole fa capolino, di tanto in tanto, da dietro a grossi nuvoloni bianchi. La neve pian piano si va sciogliendo, mentre vengono alla luce oggetti sepolti da giorni e dimenticati: i vasi dei fiori, una panca di legno, gli arnesi per zappare la terra, un grosso “cavudaru” e “ nu tripanu”. 
E’ il primo pomeriggio quando Pietro vede, in lontananza, una persona che sale pian piano, appoggiandosi ad un bastone. Chiama Minicuccia, che riconosce subito papà Pascale. Una volta vicini, tutti e tre hanno la sensazione di non vedersi da mesi. Minicuccia si butta nelle braccia del suo “tata” e scoppia in un pianto dirotto. Pascale la guarda preoccupato: è molto sciupata. La stringe a sè e la consola, dicendole che ormai è tutto passato e che “quann’ si cunta, è ninti ” .
Il giorno dopo il sole splende in un cielo azzurro e privo di nuvole. Dalla grondaia si sente il gocciolare continuo dell’acqua: la neve si va sciogliendo pian piano. A volte si sente un tonfo improvviso causato da grandi pezzi di ghiaccio che si staccano dai rami degli alberi, sui quali cinguettano, cercando riparo, i pochi passerotti sopravvissuti. La vita riprende il suo corso.
Minicuccia non vede l’ora di scendere alla casa paterna. Le sono mancati tutti, in particolare Rinuccia. Ha tante cose da confidarle.
I suoi malesseri continuano, in più avverte una forte nausea per alcuni cibi di cui era golosa: non sopporta l’odore del caffè e dei peperoni cruschi. Per evitare di vomitare al mattino, appena sveglia e prima di alzarsi, mangia un crostino di pane raffermo.
E’ domenica. Filuccia ha preparato un buon ragù sulla “fornacetta”, un buco posto sul piano del banco della cucina, dove veniva messo il carbone ardente, chiuso da una griglia di ferro. Sta preparando “li raviuli e li stringhi” quando arrivano gli sposini. Minicuccia abbraccia la mamma e la sorella Rinuccia e scoppia a piangere per la gioia: le sono tanto mancate! 
Prima del pranzo, le due sorelle si recano al “Pisciulone” per riempire “u varrilu”. Alcuni uomini della contrada hanno spalato la neve, creando una stradina che si inerpica stretta tra due alte pareti di ghiaccio. Rinuccia va avanti, portando “ ‘u varrilu” in bilico sulla testa. Minicuccia finalmente può parlare con il cuore in mano ad una persona che certamente la comprende e le vuole bene. Innanzitutto dice che Pietro è un marito eccezionale, senza di lui non avrebbe potuto affrontare i grandi disagi causati dalla insolita nevicata. Poi le confida di sentirsi strana, da un mese non ha le “cose soie”, probabilmente è incinta. Giunte al “Pisciulone”, Rinuccia l’abbraccia e, sorridendo, le dice: “cu va pi mar’, sti pisci piglia”.
Durante il pranzo è Rinuccia a comunicare la lieta notizia. Pietro, felicissimo, dichiara di avere avuto qualche sospetto, ma aspettava che fosse Minicuccia a dargliene conferma. Ora capisce tutti i suoi malesseri.
Anche Matalena e Vicinzu battono le mani per la gioia: diventeranno presto zii. Filuccia, sorridendo, dice: “pur’ li pulici tenunu ‘a tuss’ ”. 
Tra varie chiacchiere e l’entusiasmo per la bella novità, si fa tardi. Essendo già notte, Pascale propone ai giovani sposi di dormire con loro. La strada è ghiacciata e Minicuccia potrebbe scivolare e cadere. Lui e Pietro dormiranno su due pagliericci accanto al camino. 
Sono tutti felici. Fuori soffia un forte vento di tramontana e fa un gran freddo, ma dentro casa c’è tanto “calore”: il fuoco scoppietta allegramente. Mentre Filuccia è indaffaratissima a preparare la cena, Pascale e Pietro discutono di un nuovo lavoro da fare in primavera, Minicuccia e Rinuccia parlano del corredino da preparare, i più piccoli giocano e mangiano noci e fichi secchi.


(CONTINUA…)

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