EDITORIALE – Quell’anno l’inverno è stato particolarmente freddo e lungo. Anche ad aprile si è vista la neve. Sono tutti stanchi e desiderosi del tempo “buono”. Filuccia, sospirando, spesso dice: “E’ propriu veru, a coda è a cchiu brutta a scurcià”.
Nel mese di maggio finalmente scoppia la primavera. Anche Minicuccia sembra essere sbocciata a nuova vita. Ormai non ha più le nausee, mangia tutto e con buon appetito. Sul suo viso roseo brilla una luce particolare: lo sguardo languido e nello stesso tempo radioso le conferisce un aspetto più maturo e pensoso.
Filuccia pensa sia giunto il momento di andare a trovare “cumma Ciccuzza” che, per fortuna, abita non molto lontano. Vi si recano una mattina di fine maggio. Minicuccia è al settimo mese di gravidanza, ma non ha problemi a percorrere l’ultimo tratto particolarmente ripido e scosceso. Ciccuzza è intenta a lavorare al telaio. Grande è la sorpresa nel vederle comparire all’improvviso nel locale dove passa la maggior parte della sua giornata. Filuccia le dona un cesto colmo di tanta buona roba da mangiare, poi si salutano affettuosamente ed entrano in casa.
Ciccuzza s’informa sulla gravidanza, fa varie domande a Minicuccia e, facendo alcuni calcoli, riesce a stabilire la presunta data del parto. Le dà anche dei consigli, in particolare riguardo alle “voglie”, macchie che si possono formare sulla pelle del bambino. Se, dunque, le viene il desiderio di un particolare cibo, sono due le precauzioni da prendere: soddisfare il desiderio, oppure evitare di toccarsi le parti più esposte. Minicuccia ascolta attentamente e cerca di ricordare se ha pensato con golosità a qualche cibo nei mesi precedenti.
Nel salutarsi, Ciccuzza ricorda a Filuccia tutte le cose da preparare per il parto. S’informa se possiede “’u scannitiddu” , che sostituiva la moderna sedia da parto.
All’inizio di luglio il corredino è pronto. Rinuccia ha sistemato tutto in una cassapanca vicino al letto: i camicini di lino da mettere sulla pelle delicata del neonato, i golfini di lana, i triangoli e i quadrati di cotone per imbracarlo, le fasce per avvolgere le gambette e le braccine, le cuffiette di cotone per l’estate e di lana per l’inverno.
Il mese di luglio è particolarmente caldo. Minicuccia da qualche giorno ha perduto la sua agilità, si muove a fatica, la sera si ritrova con i piedi gonfi, il pancione è così grosso che Pietro la deve aiutare a mettere le scarpe. Le prime contrazioni ripetute iniziano di notte, ma Minicuccia non ci fa caso, anche perchè ne ha già avute da diversi giorni. Pietro ormai non la lascia più da sola. Se si deve allontanare chiede a Rinuccia di fare compagnia alla sorella.
Quella mattina ci sono entrambi, ma Pietro dovrà recarsi alla cava per prendere del materiale da costruzione. Per fortuna è ancora a casa quando Minicuccia ha una contrazione più lunga e dolorosa, per la quale non può fare a meno di gridare. Il travaglio è iniziato. Pietro corre a chiamare prima Filuccia e poi “cumma Ciccuzza”, che arrivano quasi contemporaneamente. Le ore che si susseguono sono intense e frenetiche. Minicuccia piange e urla: nella sua vita non ha mai sofferto così tanto! Filuccia fa bollire l’acqua, Ciccuzza aiuta la puerpera a sistemarsi sopra “ ’u scannitiddu”, mentre zia Catarina e Rinuccia la sostengono da dietro. Minicuccia è in preda al panico, fa fatica a respirare. Ciccuzza, in maniera decisa e perentoria, le ordina: “haia rispirà com’ u cane e haia vuttà com’ quannu vai di curpu”.
Pietro intanto cammina avanti e indietro davanti alla casa, le urla della sua Minicuccia lo straziano! Non ne può più quando sente un vagito, che pian piano prende sempre più forza, fino a diventare il pianto tipico di un neonato. Si ferma e non sa se entrare. E’ in quel momento che si affaccia Filuccia che, con le lacrime agli occhi, lo abbraccia e gli dice: “è nata Michelina!”.
Filuccia gli chiede di aspettare ancora un po’. Quando entra in casa, trova Minicuccia nel letto con la bambina in braccio. Piangendo, le abbraccia entrambe. La neo mamma è molto stanca e provata, gli sorride e gli porge quel fagottino tutto fasciato ed avvolto in una copertina bianca. Pietro guarda incantato quel visino tutto rosso e gonfio, con tanti capelli appiccicati sulla fronte. Non riesce a parlare per l’emozione e la gioia!
Ciccuzza chiede a tutti di allontanarsi dalla stanza, chiude le imposte della finestra: Minicuccia deve riposare! Al risveglio, mangerà pastina in brodo di gallina, utile per il rinforzo fisico e per l’allattamento.
La piccola Michelina è l’attrazione di tutti i parenti. La nonna di Trecchina, trasferitasi a Mazzaredda subito dopo il lieto evento, non si stanca mai di tenerla in braccio e di vezzeggiarla con tenere parole e dolci ninne-nanne.
Anche nonna Filuccia le canta una canzoncina, antichissima, che la sua mamma cantava ai suoi figli:
Supra a nu campanaru ngè na rosa
vadìngi bella mia
vadìngi bella mia vangi riposa.
Ninna…oh…ninna…oh….
Supra a nu campanaru ngè nu gigliu
vadìngi bella mia
vadìngi bella mia vatìlu piglia.
Ninna…oh…ninna…oh…!
Vinìngi sunnu vìnigi pazzìa
vinìlla a durm’ntà
vinìlla a durm’ntà a sta ninna mia.
Ninna…oh…ninna…oh…
U sunnu m’ha prumisu ca vinìa
e mo l’è gabbatu.
Ninna…oh…ninna…oh….
La piccola Michelina cresce alla giornata: il latte materno è abbondante e sostanzioso. Il suo visino paffuto e roseo è illuminato da due grandi occhi neri molto vispi ed espressivi e dai suoi sorrisi, che elargisce a tutti con generosità.
Minicuccia ha saputo che Agnesina, una sua amica che ha partorito qualche giorno prima, è molto preoccupata perchè, avendo poco latte, il suo piccolo Nicolino piange continuamente e non cresce. La manda a chiamare e, con molta discrezione e “senza ittà ‘u bannu”, le dice di essere disposta ad allattare il suo bambino. Lei ha così tanto latte che spesso è costretta a coprire il seno con un panno per evitare di bagnare il vestito. Le due giovani donne prendono accordi su dove e quando incontrarsi. Minicuccia diventa così anche “mamma i latt’ ” . Nicolino, già dopo un paio di settimane, cambia completamente: le guancine scarne si riempiono, non piange più e dorme tranquillo tra una poppata e l’altra. È proprio vero: “’U jangu e ‘u russu veni d ‘ u mussu”. La sua mamma è felice e non sa come ripagare Minicuccia per la sua generosità: le fa spesso regali in natura e in denaro. Tra le due famiglie si instaura un forte legame, di grande amicizia e di sincero e profondo affetto. Nicolino chiamerà sempre Minicuccia “mamma i latt’ ”e Michelina “suredda i latt” .
(CONTINUA…)