EDITORIALE – ” I nuovi Beati, oggi elevati alla gloria degli altari, hanno invece accolto con prontezza ed entusiasmo l’invito di Cristo: “Vieni e seguimi!” e l’hanno seguito sino alla fine. Si è così rivelata in loro la potenza della grazia di Dio e nella loro esistenza terrena sono giunti a compiere persino quanto umanamente sembrava impossibile. Avendo riposto ogni fiducia in Dio, tutto per loro è divenuto possibile. Ecco perché sono oggi lieto di presentarli come esempi della fedele sequela di Cristo”. Con queste parole iniziò l’omelia di Giovanni Paolo II domenica 12 ottobre 1997, in una Piazza San Pietro strapiena di fedeli, di cui buona parte colorata di giallo.
Fu l’omelia che accompagnò il nostro sacerdote e Venerabile Domenico Lentini, verso la sua beatificazione, in un 12 ottobre di 22 anni fa che resterà nella storia dell’intera comunità lauriota e non solo. Una marea di fedeli partì per Roma il sabato precedente, numerosi furono i pullman messi a disposizione dalla diocesi di Tursi – Lagonegro, verso una Roma già gremita per la sfida di calcio Italia – Inghilterra valevole per le qualificazioni mondiali a Francia 98.
Lo ricordo bene perchè in uno di quei pullman c’ero anche io, pernottammo a Fiano Romano e passammo per davanti a un Olimpico illuminato e gremito, che però non potè nulla contro la marea che mi apparve davanti la domenica mattina tra via della Conciliazione e Piazza San Pietro. Il primo sussulto emozionale la nostra comunità lo ebbe quando venne salutata da Papa Wojtyła, con quel suo tono inconfondibile che io, fino ad allora, avevo ascoltato solo le domeniche prima di pranzo a casa di mia nonna. Ma la sensazione più bella si è vissuta quando sulla facciata di San Pietro sono stati scoperti i drappi con le effige dei nuovi Beati, tra cui il nostro Venerabile Lentini, e in sottofondo i canti della nostra Chorale che echeggiavano nella Piazza più famosa del mondo.

L’esempio del Lentini di attaccamento non solo ai cardini religiosi, ma anche di amore verso la propria gente, vivono all’interno della nostra comunità da sempre, tramandati di generazione in generazione. Perche il Beato sacerdote non ha rappresentato per Lauria solamente una figura carismatica di devozione a Cristo, ma anche una figura storica vissuta durante una delle pagine più nere della storia cittadina, con il sacco di Massena e la conseguente ricostruzione post invasione. “Su di me, ma mai sul mio amato popolo”, questa era una delle massime che nel corso degli anni al catechismo, le suore amavano ripeterci, proprio a testimoniare la figura di un sacerdote che ha messo sempre Dio e la sua gente davanti a ogni cosa, con lo spirito amorevole e devoto di chi fa dell’umiltà e dell’amore verso il prossimo, come proprie stelle polari da seguire.
Sono numerose, e se ne è discusso anche nel corso dell’Anno Lentiniano appena trascorso, le voci che vedrebbero il nostro Beato Lentini introdotto verso il processo di santificazione, in una comunità che continua a invocarlo in ogni occasione, come guida, uomo ed esempio.
Una devozione così sentita e grande che anche nella mattinata odierna ha mosso fedeli non solo locali, ma anche provenienti da Puglia e Calabria che in queste ore sono in visita alla tomba del Beato. Un pellegrinaggio nato dalla devozione della comunità di Cogliandrino per San Gabriele Arcangelo, con solenni festeggiamenti che si sono svolti nel mese scorso. Da questa mattina, pullman provenienti da San Marco Argentario e dalla Puglia, sono in visita nei luoghi del Lentini proprio nell’anniversario della sua beatificazione, a dimostrazione di una figura che attrae e suscita curiosità e interesse da parte anche di pellegrini di fuori regione.
Ventidue anni tra ricordi e devozione, per una figura di carità che ancora oggi è simbolo di impegno, amore e sacrificio.