LAGONEGRO (PZ) – Cosa è emerso dall’analisi della Legge 19 luglio 2019, n. 69, il cd. “Codice Rosso” nell’evento formativo di cui IVL24 ha dato notizia ieri?
Per sintesi, privilegerò una riflessione sugli aspetti giuridici sviluppati dalle relazioni del Sostituto Procuratore dott.ssa Giovanna Lerose e degli Avvocati Sebastiano Tanzola, Assunta Mitidieri e Pietro Infantino.
Al di là di alcuni punti positivi, che pure sono stati evidenziati, la clausola di invarianza finanziaria – ossia il fatto che il Governo non ha messo in bilancio neanche un euro- dà il senso dell’impatto che questa disposizione normativa potrà avere sul quadro generale.
Sul fronte tecnico, molte critiche si sono concentrate sulla circostanza che il nuovo testo prevede che in casi di violenza domestica e di genere, anche per velocizzare le indagini, il Pubblico Ministero proceda all’ascolto della vittima del reato entro tre giorni dall’avvio del procedimento.
Va da sé che se non vengono stanziate risorse sarà oltremodo difficile per le Procure, a parità di organico, soddisfare l’obbligo fissato nel testo. E poi non si può pensare di sentire le vittime senza alcuna distinzione rispetto alle gravità delle ipotesi di reato.
Non tutti i casi di violenza di genere, infatti, sono di uguale gravità.
La previsione dell’obbligo, imposto al Pubblico Ministero, di sentire entro tre giorni chi denuncia rischia di trasformare le Procure in una sorta di pronto soccorso nel quale però è attribuito a tutti un eguale bollino rosso e a tutti una indistinta priorità che, a personale invariato e nella insufficienza di adeguato aggiornamento professionale, non consente di selezionare i casi di assoluta impellenza meritevoli di trattazione prioritaria e rischia di tradursi in un mero adempimento amministrativo che può bloccare anche le procure più equipaggiate.
Occorre allora superare l’approccio emergenziale e pensare ad azioni che si sviluppino su più piani.
Innanzitutto una formazione specifica per la Polizia Giudiziaria che le consenta di compiere con rapidità ed efficacia una valutazione del rischio; poi è necessario un serio intervento di protezione e messa in sicurezza della vittima e un serio percorso di natura terapeutica e riabilitativa nei confronti degli indagati; infine una riforma complessiva del sistema delle misure di sicurezza, oltre chiaramente ad una minuziosa azione di contrasto alla diffusa incultura dell’odio di genere, da fare primariamente a partire dalla scuole.
Dal punto di vista dei dati, infine, è emerso che anche il nostro territorio del Lagonegrese, molto meno colpito da altri fenomeni criminali, è purtroppo interessato dal dilagare della violenza domestica e di genere.
Ancora una volta il populismo giudiziario, il mero aumento delle pene e l’invocazione delle manette non servono a risolvere questioni che sono molto più profonde e condotte molto più subdolamente radicate nella nostra società.