L’11 settembre del 1973 un colpo di stato militare rovesciava il governo di Unidad Popular guidato dal socialista Salvador Allende che, appena tre anni prima, aveva vinto le elezioni presidenziali in Cile.
L’attacco partì di mattina e si concentrò sul Palacio de la Moneda, sede presidenziale, dove Salvador Allende si trovava al lavoro. Questi, eroicamente, sfidando le bombe dei caccia dell’aviazione cilena e disattendendo ai ripetuti appelli alla resa, si barricò nel suo ufficio con un manipolo di fedelissimi, armato di fucile e deciso a difendere fino alla fine la democrazia del suo paese.
Il suo sacrificio segnò l’inizio di una lunga e brutale dittatura militare sotto la guida del generale Augusto Pinochet, che ha governato con pugno di ferro il paese fino alla sua caduta, avvenuta nel 1990.
Abbiamo chiesto al senatore Gianni Pittella, vice-capogruppo PD al Senato, strettamente legato alla tradizione politica socialista, un ricordo di quell’avvenimento e della figura di Allende, sulla cui tomba si è recato in visita alcuni anni fa in qualità di capogruppo della S&D al parlamento europeo.
Di seguito, il link con l’intervista.