EDITORIALE – L’amore ci dividerà. Lo sanno bene Donnie Darko e Gretchen, anche se fanno di tutto per nasconderlo persino a loro stessi, mentre la canzone illumina i loro passi nel celebre film del 2001.
Lo sapeva Ian Curtis, meraviglioso cantante, mente e anima dei Joy Division, che scrisse Love Will Tear Us Apart nel 1979, straziato dalla fine del suo rapporto con Deborah Curtis, da cui aveva avuto anche una figlia, Nathalie.
La loro storia sarà poi raccontata, dal punto di vista di lei, in un libro uscito nel 1995, anch’esso dal titolo bellissimo, Touching From a Distance, e nel film Control del 2007.
Love Will Tear Us Apart, uscita il 4 aprile del 1980, diventa il testamento di una vita meravigliosa e terribile, come capita spesso a chi percorre i sentieri dell’arte, dove la terra battuta e la polvere nascondono insidie e inciampi dai quali ci si può rialzare oppure no.

Ian Curtis comprendeva la bellezza lacerante del brano, tanto che volle conviverne l’emozione per la storia e l’art cover con Deborah, nonostante in quel periodo fossero già lontani e, anzi, lui le avesse proibito di avvicinarsi, addirittura di presenziare ai concerti dei Joy Division.
Conosciamo bene la storia persona di Ian Curtis, il fallimento del matrimonio e il suo tormento interiore. Era uno spirito sensibile, ce l’hanno sempre raccontato come tale, un uomo tormentato, carico di nubi e capace di cogliere tutte le sfumature più oscure della nostra esistenza.
But love, love will tear us apart, again
L’amore ci farà a brandelli, cantava ma, in realtà, un verbo al presente sarebbe stato più che adatto. Non è qualcosa che si fa attendere. Love Will Tear us Apart non è solo una canzone: è una dimensione “altra”, fatta di voce, in una perfetta esecuzione che ti fa sentire la tristezza sulla pelle. È struggente, ma in un modo accogliente. Se c’è una canzone così, allora, c’è qualcun altro che prova ciò che provi tu. È confortante.
La cosa incredibile è che, almeno in un primo momento, i Joy Division non furono affatto convinti della loro Love Will Tear Us Apart che, invece, conquistò totalmente Martin Hannett. Hannett si dedicò anima e corpo alla registrazione, iniziata nel marzo del 1980, che sfociò in una ricerca di perfezione maniacale. Il risultato – che conosciamo bene – finì per piacere anche alla band. E ne divenne un’icona, complice anche uno straziante destino.
Il videoclip ufficiale, nato come un filmato amatoriale, mostra i Joy Division durante una sessione di prove, ai T.J. Davidson Studios. Si pensava, in quei momenti, a tutto quello che avrebbe portato il futuro, a cominciare da un nuovo video, uno vero, senza quei contorni così sfumati. E invece no. Non ci fu nulla del genere, perché Ian Curtis si tolse la vita poche settimane dopo. “Closer” uscì a due mesi esatti dalla sua morte, diventando un testamento spirituale, un’analisi tremendamente sincera di un uomo che ha deciso di andarsene troppo presto.
Love Will Tear Us Apart è una ferita sempre aperta. Alle volte ci si scorda che è lì, ma periodicamente torna a bruciare. È qualcosa che siamo tutti, volenti o nolenti. Non è romanticismo da quattro soldi, è lucida analisi dell’esistenza. L’amore, perfino nella sua forma più felice, ci fa a brandelli. Ci lascia in pezzi, come tutti i sentimenti più profondi e sinceri. Il fatto che, però, lo faccia again and again (cioè ancora e ancora), è fondamentale: quei pezzi sanno anche rimettersi a posto, in un modo o nell’altro.
L’amore distrugge, l’amore crea – e viceversa. Lo fa di continuo. È una storia più vecchia del mondo stesso.
Nel testo del brano, uno dei pochi in cui Curtis suona la chitarra, si scorgono infatti i problemi che il leader dei Joy Division aveva con la moglie Deborah.
Ma la sua emozione, purtroppo, fu molto effimera, visto che Ian Curtis si suicidera’ il 18 maggio del 1980, un mese e mezzo dopo dall’uscita del brano e alla vigilia della prima tournée negli Stati Uniti dei Joy Division.
Oggi quelle parole, Love Will Tear Us Apart, si possono leggere sulla sua tomba, oltre che sulla nostra pelle.